I sistemi per il supporto delle decisioni in sanità sono stati concepiti e realizzati per migliorare l’efficacia delle cure, massimizzare l’efficienza della struttura e supportare pianificazioni corrette. Diverse le figure che ne traggono beneficio: la direzione generale, per esempio, perennemente alle prese con la modernizzazione dei servizi erogati e la riorganizzazione di processi e risorse; ma anche la direzione sanitaria, che da sempre lavora in ottica di ottimizzazione dei processi ed è spesso ‘frenata’ dalle scarse informazioni utili relative agli stessi.
Quest’ultimo è il vero limite da cui si generano le inefficienze, ma anche l’incapacità della struttura di ottimizzare le proprie risorse, di giungere a livelli adeguati di appropriatezza prescrittiva e di razionalizzare al massimo le spese.
I sistemi a supporto delle decisioni in sanità trasformano la struttura in quella che nell’ecosistema aziendale si è soliti chiamare data-driven company, una struttura che ha piena visibilità sui propri processi, sulle risorse, sui costi e anche sulle proprie inefficienze, e che da questa trasparenza ricava innumerevoli opportunità di ottimizzazione.
Il ‘problema’, se così lo si può definire, è la frammentazione dei dati. Le informazioni, di cui una qualsiasi struttura sanitaria è ricchissima, sono spesso sparse all’interno di svariati sistemi non comunicanti come i gestionali sanitari, le cartelle cliniche, i CUP, i sistemi dipartimentali e via dicendo: in una situazione del genere, peraltro piuttosto comune, risalire all’efficienza di una struttura – definibile sulla base di svariati KPI – e al livello di appropriatezza prescrittiva potrebbe non essere possibile o estremamente faticoso.
I sistemi a supporto delle decisioni in sanità servono esattamente a questo: ad acquisire e organizzare dati che già esistono nei sistemi sanitari e che magari non sono strutturati, al fine di valorizzarli e di estrarne conoscenza utile per qualsiasi processo decisionale, il tutto senza rivoluzionare sistemi, modalità di lavoro e dinamiche consolidate. Infatti, i sistemi a supporto delle decisioni in sanità si integrano perfettamente nell’architettura informativa esistente e fungono da collettore, da abilitatore di quella visione olistica di cui sopra. Di sicuro, non sono un ulteriore sistema che si somma agli altri creando ulteriore frammentazione.
I sistemi a supporto delle decisioni in sanità sono fondamentali per effettuare scelte strategiche, migliorano la clinical governance e l’efficienza della struttura, ottimizzando l’allocazione delle risorse, la gestione dei costi e, di conseguenza, la qualità dei servizi erogati.
Il grande punto di forza è la gestione dei dati non strutturati, che sono miniere di conoscenza ma che, al tempo stesso, richiedono sistemi estremamente avanzati per poter essere interpretate e messe a disposizione della struttura stessa. Si pensi ai testi liberi delle diagnosi, dei referti e a un’infinità di altre sorgenti: i sistemi più evoluti permettono di dare un senso, di ricercare rapidamente, di aggregare e arricchire anche i dati non strutturati, così da rispondere a domande fondamentali di clinical governance. In questo modo, per esempio, è molto più semplice rilevare gli eccessi di prescrizione e contestuali opportunità di riduzione della spesa, oltre alla possibilità di risalire a indicatori chiari sulle performance dei reparti e sulla qualità dei servizi offerti ai pazienti. In altri termini, grazie a questi sistemi, la struttura ottiene quel livello di trasparenza che non è solo necessaria in ottica di spending review, ma anche di miglioramento delle performance, dei servizi e dei percorsi dei pazienti.