Migliorare l’appropriatezza in sanità significa poter erogare un servizio adeguato alle esigenze dei pazienti e vicino ai loro bisogni. Significa inoltre non sottoporre le persone ad esami inutili o a cure potenzialmente dannose, allineare il percorso di cura con le loro reali necessità, ridurre i tempi di attesa e ottimizzare la spesa abbattendo gli sprechi. L’appropriatezza in sanità ha quindi un forte impatto sul funzionamento del sistema in ottica di efficacia, efficienza e anche di equità, fattori che ne giustificano la centralità nelle politiche sanitarie nazionali e regionali.
Benefici, rischi e costi alla base dell’appropriatezza in sanità
Il concetto di appropriatezza in sanità è stato introdotto molto tempo addietro. Una delle definizioni più note è quella dell’americana RAND, secondo cui l’appropriatezza di ogni azione in ambito sanitario (prescrizione di interventi, esami e farmaci) è il rapporto tra i benefici e i rischi per il paziente. In particolare, l’appropriatezza sarebbe la relazione tra il beneficio atteso e le potenziali conseguenze negative.
Fino agli anni ’80, quasi tutte le definizioni di appropriatezza in sanità esprimevano unicamente la capacità del sistema di soddisfare le esigenze dei pazienti. Poi, il concetto iniziò a tener conto anche della sostenibilità del sistema, ovvero dei costi sostenuti per gestire l’iter di cura dei pazienti: costi per i farmaci, per gli esami diagnostici, per i ricoveri e per le visite. Ricalcando la definizione del Ministero della Salute, un intervento sanitario (diagnostico, preventivo, assistenziale e terapeutico) è appropriato qualora determini un bilancio positivo tra benefici, rischi e costi. L’appropriatezza rappresenta quindi la capacità degli attori del sistema di evitare un sovra utilizzo e un sottoutilizzo di prestazioni sanitarie, che si traducono in inappropriatezza e, quindi, in uno spreco di risorse, o in cure inadeguate.
Tutte le definizioni di appropriatezza in sanità tengono dunque conto di un duplice interesse: quello del paziente e la sostenibilità del sistema. In particolare, l’appropriatezza in sanità ha diverse declinazioni, tra cui:
- Appropriatezza professionale/clinica, che misura l’efficacia, la tempestività e la sicurezza dell’intervento rispetto alle reali esigenze del paziente;
- Appropriatezza prescrittiva, che valuta la capacità del medico di prescrivere i giusti farmaci, iter di cura e test diagnostici (spesso, appropriatezza professionale e prescrittiva sono sinonimi). L’inappropriatezza prescrittiva dipende in larga parte dalla cosiddetta medicina difensiva;
- Appropriatezza organizzativa, che valuta la capacità di impiegare e ‘consumare’ un quantitativo corretto di risorse in funzione delle esigenze dei pazienti e dei servizi richiesti. Migliorare l’appropriatezza organizzativa significa ottenere risultati di alta qualità con il minor impego possibile di risorse.
L’appropriatezza in sanità diventa così un primario indicatore di performance del SSN, in grado di condizionare al tempo stesso sia l’efficacia, sia l’efficienza. A partire dal Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, inoltre, l’appropriatezza è un criterio per la definizione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
Monitorare l’appropriatezza in sanità: i benefici del digitale
Misurare l’appropriatezza in sanità è fondamentale per valutare la qualità dei servizi erogati, ma anche per fornire ai clinici strumenti di valore a supporto della pratica quotidiana. L’appropriatezza rappresenta quindi l’aderenza a determinati requisiti definiti dalla normativa nazionale e regionale, da linee guida e protocolli che guidano le decisioni degli operatori verso la massimizzazione del beneficio per il paziente e il sistema.
Per quanto concerne il monitoraggio dell’appropriatezza, le capacità analitiche del digitale forniscono alle strutture – e al sistema in senso lato – un’opportunità senza precedenti: quella di acquisire conoscenza da sorgenti quali cartelle cliniche, database, prescrizioni, sistemi gestionali e dati non strutturati, e di automatizzare la valutazione di appropriatezza, sia prescrittiva/professionale che organizzativa. Così facendo, l’intero sistema ottiene trasparenza, visibilità, efficienza e, soprattutto, un’indicazione chiara delle sue performance, da cui avviare processi decisionali in ottica di miglioramento continuo.