Fornire servizi sempre migliori ai cittadini, accelerarne il più possibile l’erogazione e abbattere gli sprechi. Sono questi i grandi trend di una sanità che si affida sempre di più alla digitalizzazione e alla valorizzazione dei dati clinici per affrontare le complesse sfide di oggi. Eppure, per diversi motivi la sanità è ancora una industry nella quale la valorizzazione dei dati non è così affermata: ce lo comunica l’Osservatorio Big Data e Business Analytics del Politecnico di Milano, che nella ricerca più recente posiziona sanità e PA (5%) all’ultimo posto nel mercato Analytics, mentre – a titolo d’esempio – le banche hanno il 28% e il manufacturing il 24%.
Eppure, senza una puntuale valorizzazione dei dati clinici non è possibile raggiungere quegli obiettivi di efficienza della struttura che rappresentano una vera e propria mission per il direttore sanitario ma anche un forte interesse (sia pur indiretto) per il paziente, visto che più efficienza vuol dire tempi di attesa ridotti, più budget per una comunicazione migliore, adozione di strumenti digitali avanzati come quelli di teleconsulto e telemedicina e via dicendo.
Il forte legame tra analisi dei dati clinici ed efficienza
In che modo, allora, i dati clinici favoriscono l’efficienza della struttura? Il tema può essere affrontato sotto svariati profili: innanzitutto, la capacità di raccogliere, arricchire e interpretare i dati clinici (diagnosi, referti, cartelle cliniche, quesiti diagnostici…) traducendoli in insight di valore fornisce trasparenza su tutte le attività indirizzate alla gestione e alla cura dei pazienti, arrivando ad un livello esemplare di dettaglio e di granularità.
La trasparenza, a sua volta, permette di identificare tendenze significative: per esempio, quali servizi vengono realmente usufruiti dai pazienti e quali meno, qual è il tempo medio di attesa per determinate prestazioni/esami o per la presa in carico in pronto soccorso, quali specialità sono particolarmente richieste, in che modo e con quali performance operano le risorse disponibili e molto altro. Avendo un quadro chiaro dei servizi erogati, dei costi sopportati, dei percorsi dei pazienti e dell’operatività delle risorse si può giungere a indicatori essenziali in ambito di clinical governance come il grado di appropriatezza prescrittiva. A partire dall’appropriatezza è possibile misurare concretamente il livello di efficienza della struttura sanitaria.
Non dimentichiamo, infine, l’impatto nei confronti della qualità dei servizi offerti al paziente: analizzare i dati clinici significa poter prendere decisioni strategiche che migliorano i percorsi di prevenzione, gli iter diagnostici e di cura, giungendo fino alla medicina personalizzata.
Analisi dei dati clinici come fondamento di data-driven Governance
L’analisi dei dati clinici è molto utile per il personale medico, poiché rende più semplice la ricerca e il reperimento di informazioni che spesso non sono strutturate, ma si rivolge soprattutto ai direttori sanitari, che possono ottenere insight di valore con cui condurre la pianificazione e la razionalizzazione della spesa, indirizzandola verso le aree di maggiore necessità (ed eventualmente di sofferenza).
L’analisi dei dati clinici permette inoltre di monitorare le prestazioni e le performance del personale, valutando direttamente o indirettamente l’efficienza dei processi ed eventuali colli di bottiglia, cui porre rimedio con la riprogettazione degli stessi o il rafforzamento dell’abilitazione tecnologica. Tutto ciò conduce ad un altro elemento cardine della trasformazione digitale, ovvero all’automazione delle operazioni ripetibili, con tutti i benefici relativi. In questo modo, l’analisi dei dati clinici diventa un elemento cardine della cosiddetta data-driven governance, che fonda proprio sulla valorizzazione dei dati la capacità della struttura di soddisfare le esigenze dei propri pazienti mantenendo un profilo di sostenibilità e di ottimizzazione della spesa.